Restauro del Campanile della Collegiata di San Michele Arcangelo a Solofra (Av)
La Collegiata di San Michele Arcangelo rappresenta il più importante monumento della comunità solofrana, testimonianza dei fermenti culturali ed artistici che si svilupparono nel paese irpino a partire dal XVI secolo per merito dei signori locali, che favorirono il contatto con gli ambienti napoletani, e dimostrazione dell’autonomia amministrativa dell’Universitas che favorì l’incremento di numerose attività artigianali e commerciali. L’edificio di culto fu fortemente voluto dall’Universitas, affinché lo stesso diventasse il simbolo più eloquente della crescita della comunità locale e di una opulenta realtà sociale ed economica.
La Collegiata di S. Michele Arcangelo fu costruita a partire dal 1522 al posto della vecchia chiesa parrocchiale dell’Angelo, una chiesa bizantina dedicata alla Madonna in cui i Longobardi introdussero il culto al Santo Angelo. La Collegiata fu edificata in parte sul vecchio edificio e in parte sulle sue aree limitrofe. La costruzione del campanile cominciò, invece, nel maggio del 1566 e vide l’utilizzo delle pietre della chiesa dell’Angelo abbattuta: una pietra sul prospetto a nord reca scolpita la data di inizio dei lavori: Universitas 1568. L'opera venne ultimata nel 1572.
Il campanile della Collegiata di San Michele Arcangelo è caratterizzato da un corpo di fabbrica in pietra calcarea di altezza di circa 27 m, esso presenta quattro ordini compositivi sovrapposti, contenuti all’interno di cornici in pietra sagomate a “cordone” e a “toro”, con una cromia monocromatica di colore chiaro dei blocchi lapidei squadrati; la disposizione planimetrica di tale costruzione denota una composizione geometrica impostata su di una matrice quadrata, tipica del periodo tardorinascimentale, con murature in pietra che, nella parte inferiore, presentano uno spessore murario di cica 2,5 metri. Nella parte alta vi sono quattro aperture ad arco, una per ogni lato. L’interno è costituito da una scala in pietra sorretta da archi rampanti, disposti a sbalzo dalla muratura perimetrale; tale scala conduce al piano in cui sono collocate le campane, caratterizzato da un solaio con travi in ferro tipo IPE 140 e tavelloni in laterizio; le superfici interne sono intonacate. L’accesso è consentito tramite una inferriata in ferro collocata tra il corpo di fabbrica della Chiesa ed il campanile, su tale lato è stato ricavato il varco d’ingresso alla struttura campanaria attraverso un cancello in ferro di esigue dimensioni.
Tale monumento presenta deterioramenti delle superfici esterne causati da agenti atmosferici e da inquinamento, gli elementi lapidei che configurano i prospetti sono interessati da fenomeni degenerativi, in particolare da macchie scure e dalla presenza di muffe e licheni causati principalmente dal continuo dilavamento delle acque meteoriche.
Lo stato di conservazione della copertura presenta qualche sconnessione del manto principalmente localizzata in prossimità delle zone perimetrali, ma non si rilevano fenomeni di infiltrazione d’acqua piovana all’interno dell’edificio e nemmeno all’intradosso della copertura stessa.
Il progetto di recupero e conservazione, approvato dalla Soprintendenza ed attualmente in corso d’opera, prevede, dapprima, la messa a punto di tutti gli interventi sul sistema di raccoglimento, canalizzazione e smaltimento delle acque meteoriche; un'accurata analisi delle caratteristiche chimico-fisiche dei materiali lapidei, e successivamente le azioni specifiche e i trattamenti studiati per risolvere le singole problematiche di alterazione e degrado. Le scelte di progetto e le procedure di intervento sono indirizzate a confermare criteri che, a nostro parere, costituiscono validi strumenti di metodo nelle attività di “conservazione”, come il minimo intervento, ossia prevedere interventi solo strettamente necessari, finalizzati a ridurre l’incidenza delle azioni di degrado; compatibilità tecnologica tra materiali esistenti ed eventuali materiali di nuovo apporto.
In sintesi sono state riscontrate sulle facciate esterne del fabbricato le seguenti problematiche:
• Macchie di umidità;
• Efflorescenze saline;
• Difetti di adesione dell’intonaco diffusi;
• Presenza batteriologica di muffe e licheni;
• Depositi superficiali incoerenti su tutta la superficie.
• Presenza di vegetazione con radici infestanti.
Di conseguenza, sono state previste operazioni preliminari al restauro con la rimozione dei depositi incoerenti e coerenti da effettuare sull’intera superfice con spazzole di setola morbide. Inoltre si prevede di effettuare le seguenti operazioni:
a. Esteso rilievo fotografico della situazione pre‐intervento (per poter effettuare tale operazione è necessario il montaggio di un ponteggio);
b. Esecuzione delle sigillature salva bordo;
c. Valutazione delle malte di sottofondo o delle lesioni di malte presenti;
d. Valutazione sulla possibile integrazione materica o cromatica e conseguente realizzazione della stessa.
e. Operazioni di diserbo e di trattamento di attacchi biologici: si prevedono cicli d’applicazione a distanza di 7/8 giorni, l’insieme delle operazioni è costituito dalla stesura del prodotto biocida. In tale circostanza, le operazioni di trattamento biologico saranno ripetute più volte nel corso delle lavorazioni.
Le operazioni di pulitura consistono nella rimozione dei depositi superficiali coerenti, concrezioni, incrostazioni di varia natura (vernici, grassi, cere, organici e inorganici) mediante applicazioni di impacchi chimici o tensioattivi con PH basici e con l’ausilio di mezzi meccanici (spazzole di setola, idropulitrici a bassa pressione), e sarà privilegiato, laddove possibile, un trattamento conservativo di stabilizzazione dello stato di fatto. La protezione finale non dovrà alterare le cromie e sarà eseguita su tutte le superfici lapidee.