Manutenzione straordinaria e restauro del “Seggio Pubblico” in Teggiano (Sa)

Il Seggio, come viene comunemente chiamato dalla popolazione l’antico sedile dello Stato di Diano, è uno dei più importanti monumenti del centro storico della città di Teggiano, situato sulla piazza principale, precisamente nel punto di incontro tra le due principali arterie, il Cardo e il Decumano di età romana. Il sito riveste una particolare importanza dal punto di vista storico e sociale, poiché è stato per secoli luogo di riunione dei cittadini e sede del Consiglio Comunale, già dal 1450 e fino agli inizi dell’Ottocento, luogo in cui venivano deliberati importanti provvedimenti dalle assemblee del Comune e dei cittadini. Si presenta come un portico sulla cui facciata sono allineate tre arcate, al di sopra delle quali poggia una trabeazione che al centro riporta una data in cifre del tempo: 1629. Al centro del soprastante timpano è incastonato lo stemma della Stato di Diano che sovrasta la seguente scritta: ”1450 R (restaurato) 1800”. Nel tempo quest'opera ha subito diverse vicende che ne hanno modificato radicalmente le caratteristiche originarie le quali risultano riportate in diversi documenti e manoscritti che ne descrivono la destinazione e le caratteristiche tecnico-architettoniche. Nel secolo XIX la struttura ha subito notevoli danni causati dal terremoto (1857) e venne parzialmente restaurata verso la fine del secolo stesso. Intorno al 1920, in occasione della realizzazione dell'acquedotto comunale che portò l'acqua nel centro storico, vennero realizzate nel portico interno delle fontane a getto dalle pareti e, per la raccolta delle acque di risulta, vennero installate a pavimento delle basole, in pietra di Teggiano, con apposite feritoie, attualmente esistenti. Nel 1958 si ebbe la ristrutturazione definitiva del monumento, che portò all’aspetto odierno. Per consentire l'allargamento della strada denominata Salita Corpo di Cristo al traffico dell'epoca e per allineare il Sedile alla stessa, il portico fu ruotato in modo che la facciata principale fosse rivolta verso la piazza San Cono. In tale occasione venne installata centralmente una fontana monumentale e successivamente fu aggiunto, sul lato confinante con il fabbricato Valva, il pregevole pannello in mattonelle di ceramica vietrese raffigurante S. Francesco.

Il monumento, al momento in cui si è deciso l’intervento di manutenzione e recupero, presentava numerosi deterioramenti degli intonaci causati da infiltrazioni di acqua dalla copertura. Le parti lapidee delle arcate erano interessate da fenomeni di degrado, in particolare da macchie scure, presenza di muffe e licheni causate dal continuo dilavamento delle acque meteoriche. La copertura risultava in più parti deteriorata nel manto e presentava sconnessioni tra i canali di gronda. La pavimentazione in pietra calcarea bianca bocciardata, realizzata durante l’ultimo intervento di manutenzione straordinaria nel 1997, risultava quasi del tutto annerita dalle impurità depositatesi nel tempo.

L'intervento di conservazione delle superfici ha previsto, dapprima, la messa a punto di tutti gli interventi sul sistema di raccoglimento, canalizzazione e smaltimento delle acque meteoriche, un'accurata analisi delle caratteristiche chimico-fisiche degli intonaci e degli altri materiali lapidei e, successivamente, le azioni specifiche e i trattamenti studiati per risolvere le singole problematiche di alterazione e degrado. Sono state effettuate anzitutto operazioni preliminari di pulitura con la rimozione dei depositi superficiali coerenti ed incoerenti, concrezioni, incrostazioni di varia natura (vernici, grassi, cere, organici e inorganici) mediante applicazioni di impacchi chimici o tensioattivi con PH basici e con l’ausilio di mezzi meccanici (spazzole di setola, idropulitrici a bassa pressione), privilegiando, laddove possibile, un trattamento conservativo di stabilizzazione dello stato di fatto. Si è voluto, comunque, visto lo stato di degrado che coinvolgeva gli strati corticali dell’edificio, sostituire l’intonaco esistente a base cementizia, nella impossibilità di conservare materiali diversamente degradati, con intonaci confezionati esclusivamente con malta di calce idraulica.

Per quel che concerne la copertura del fabbricato, le strutture lignee di copertura versavano in un cattivo stato di conservazione: in particolare, il tavolato ligneo tra le travi presentava macchie di colore bianco dovute alle continue infiltrazioni di acqua che compromettevano l’integrità dell’intera struttura lignea. Si è prevista, dunque, la rimozione dei coppi esistenti e della piccola orditura in legno e la realizzazione, in corrispondenza dell’estradosso del tavolato esistente, al disotto del manto di coppi, di un manto impermeabile di protezione dalle eventuali infiltrazioni di acqua piovana. Ancora si è deciso di realizzare una nuova listellatura in legno per consentire una adeguata posa opera del manto di tegole in coppi esistenti con integrazione di quelli eventualmente danneggiati con altri di recupero dalle caratteristiche uguali agli originari.

Infine, al fine di valorizzare il complesso monumentale evidenziando l’architettura rinascimentale del portico ed eliminare il faretto che garantiva in precedenza l’illuminazione del manufatto, posto all’interno delle arcate e collegato alla rete della Pubblica Illuminazione attraverso un cavidotto sospeso, si è prevista l’installazione di fari a incasso tipo LED a basso consumo energetico nella pavimentazione in pietra lavica esterna al perimetro dell’edificio, in corrispondenza delle colonne e dei pilastri, con la realizzazione di cavidotti di alimentazione interrati.

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