Concorso Piranesi Prix de Rome Europan Italia - Concorso Internazionale di architettura per l'archeologia (2013). Progetto primo classificato

La strategia della proposta architettonica per il padiglione cultura muove dall’intenzione di interpretare l’edificio in modo duplice: da un lato come occasione per configurare un nuovo e diverso margine rispetto al piazzale di accesso ed ai parcheggi; dall’altro come l’opportunità di realizzare una nuova articolazione nei percorsi dell’area archeologica in grado di offrire inedite relazioni percettive verso il paesaggio archeologico di Villa Adriana.

Tale duplicità si riflette nell’architettura del padiglione: verso il parcheggio ed il piazzale di ingresso una sequenza di setti rivestiti in mattoni a faccia vista definisce il volume che ospita ambienti destinati  al lavoro ed alla ricerca; mentre sul lato opposto, a diretto contatto con l’area verde del Pantanello, una piega del terreno si solleva lentamente dal suolo per accogliere le funzioni destinate ad un pubblico più ampio (sala museale, sale convegni e biblioteca).

I setti rappresentano un margine tra esterno ed interno dell’area archeologica e contemporaneamente, nell’assumere un orientamento ortogonale a quello dell’edificio scenico del Teatro Greco, favoriscono l’esperienza di nuove relazioni spaziali: orientano verso il teatro lo sguardo di coloro che attraversano l’area del Pantanello ed individuano il paesaggio offerto dalla collina di Tivoli come orizzonte di coloro che percorrono la cavea del Teatro. La lenta inclinazione della copertura erbosa che definisce l’edificio verso il Pantanello si affianca al muro più alto e consente di recuperare il suolo sottratto dalla costruzione all’area archeologica, riconfigurando un nuovo spazio percorribile a quote differenti.

L’eventuale presenza di reperti nell’area ha condotto ad elaborare un’idea strutturale che consente di discretizzare nel minor numero possibile i punti di contatto dell’edificio con il suolo. A tale fine si è ipotizzata una struttura costituita da travi-parete (reticolari in acciaio e travi-parete in c.a.) capaci di coprire luci molto ampie tra plinti superficiali fondati su micropali. Le travi-parete definiscono una sequenza di “scatole strutturali” che si accostano al terreno evitando di solcarlo in profondità ed in modo continuo. Ad esse, oltre che il sostegno delle coperture dell’edificio, è sospesa una pavimentazione in lastre prefabbricate montabile a secco su un sistema a graticcio di acciaio che consente l’adeguamento del piano pavimentale ai possibili ritrovamenti archeologici in situ.

Principi di restauro

L’immagine di Villa Adriana è sedimentata nella memoria,  riproposta dall’iconografia storica quasi immutata nel corso dei secoli. Per questo i principi di restauro perseguiti prevedono la distinguibilità, compatibilità e reversibilità dei progetti, il rispetto dall’autenticità della materia archeologica e, in generale, il minimo intervento senza l’alterazione dell’immagine storicizzata al fine di implementare la fruizione e l’accessibilità. Dove necessario si prevedono soluzioni volte al consolidamento strutturale e alla protezione delle superfici.

I progetti proposti hanno l’intenzione di raccontare sempre qualcosa in più della Villa, arricchendo la visita archeologica con spunti di riflessione inediti. Affiancato a ogni progetto è abbinato uno spazio didattico dove approfondire la conoscenza del manufatto mediante esposizioni e installazioni: la galleria anulare nel Teatro, la sala del Casino Fede per il Tempio, la Sala Riscaldata nelle Terme.  L’obiettivo è quello di guidare il visitatore nella scoperta, pur lasciando la Villa la sola protagonista della sua incredibile storia.

Teatro Greco

Il Teatro Nord, erroneamente chiamato Greco, presentava un impianto tipologico romano. Tuttavia il corso del tempo ha fatto sì che l’immagine attuale presenti un intreccio indissolubile tra la parte costruita e la natura circostante, avvicinando la percezione che si ha della struttura a quella di un teatro greco adagiato su una collina.

Le istanze del progetto partivano dalla volontà di recuperare, anche se solo parzialmente e per un pubblico ridotto, la originaria funzione di teatro. Dall’altra, l’approccio conservativo intendeva mantenere l’affascinante condizione attuale, evitando ipotesi ricostruttive della cavea e della scena.

Il progetto sottolinea quindi la distinzione tra gli ambienti del teatro mediante delle semplici tracce a terra e il diverso trattamento del piano di calpestio. Una seduta semicircolare discontinua indica il primo anello della cavea ad oggi sommerso e le tracce dei vomitoria. Il resto della cavea è ricoperto di un manto erboso, fedele all’immagine attuale.

Di particolare interesse è il trattamento della lacuna dell’anello, in parte accessibile, al di sotto della cavea. Essa viene reintegrata con una struttura autoportante in acciaio e legno e ricoperta da moderne gradonate. Questo intervento garantisce la continuità della galleria espositiva anulare e fornisce il teatro di ulteriori sedute.

Area Eventi

Le sale di esposizione e conferenza del Padiglione Cultura, il Teatro Nord e l’area sottostante il Tempio di Venere Cnidia costituiscono l’Area Eventi di Villa Adriana, quell’area cioè che è possibile mantenere aperta al pubblico in modo autonomo dal resto del parco archeologico. Gli spazi del Teatro e del Tempio sono spazi aperti, caratterizzati da quinte architettoniche ma anche da un forte presenza naturalistica. La differenza tra i due spazi è la propensione all’accoglienza di piccoli eventi per il Teatro (reading e rappresentazioni di nicchia per max 100 presenze) e la possibilità di ospitare grandi eventi per lo spazio sottostante la Tholos di Afrodite (concerti e fiere per un max di 1000 presenze).

Area del Tempio di Venere Cnidia

Il livello superiore dell’area del Tempio di Venere Cnidia è dominato dai resti della Tholos, elemento architettonico tra i più iconici di Villa Adriana. Le pertinenze della Tholos si presentano come una disordinata serie di frammenti architettonici. In base allo studio condotto sul riferimento bibliografico di G. Ortolani ‘Il Padiglione di Afrodite Cnidia: progetto e significato’ si è evidenziata la traccia a terra degli ambienti principali. Con diversi trattamenti superficiali, reversibili e protettivi del piano di calpestio, si racconta la complessità degli spazi chiusi, porticati e aperti. Pur senza voler alterare la permanenza archeologica del Tempio, si decide di arricchire la lettura di nuovi elementi capaci di orientare la comprensione del luogo. Anelli di rame ossidato agganciato al terreno chiariscono gli elementi della Tholos: i salti di quota di crepidoma e stilobate e la base di colonne ormai perdute.

Per il superamento del salto di quota si è scelto di inserire un più comodo ascensore e vano scala nel settore meridionale delle sostruzioni, ritenendo la rampa troppo scomoda e impattante. Anche qui il materiale scelto è il rame ossidato.

L’area sottostante il tempio si caratterizza per essere uno spazio adatto ad ospitare grandi eventi. Anche in questo caso l’intervento restituisce al visitatore l’immagine meno alterata possibile, mantenendo la percezione di un grande prato al di sotto di una sorprendente quinta scenografica sormontata dalla tholos.

Le Grandi Terme sono uno spazio suggestivo e monumentale, un’archeologia a grande scala che affascina e avvolge il visitatore. Nonostante crolli e spoliazioni, la funzione termale è facilmente leggibile dai dati archeologici presenti. Il progetto intende esaltare l’architettura delle Terme attraverso la lettura dello spazio e dei percorsi termali con un intervento di attraversamento di tutti gli spazi principali.

Pur non alterando lo stato dei luoghi, ma anzi amplificando il godimento della complessità anche strutturale dell’edificio, l’intervento prevede una passerella nelle terme e un innovativo uso della palestra.

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